SARS COV-2 L’IMPORTANZA DEL RICAMBIO D’ARIA NEGLI AMBIENTI CONFINATI

Oggi affronteremo un argomento molto attuale e di sicuro interesse tecnico.

Siamo nell’avviata fase delle riaperture diffuse in ogni settore, necessarie ed indispensabili per una economia importante come la nostra. Ma sappiamo bene che uno Stato deve come fondamento garantire la sicurezza dei sui cittadini, in tutti gli ambiti sociali. Quindi proprio per assicurare continuità operativa e funzionale alla nostra economia dobbiamo limitare al massimo possibili focolai, in primis per salvaguardare la vita umana e in secundis per assicurare livelli di economia sostenibili. Pertanto è necessario evitare una seconda ondata di contagi che potrebbero riportarci in un nuovo lockdown.

Allora è il momento per porsi delle domande, e dare delle risposte. 

Pongo la mia attenzione agli ambienti confinati, per una questione logica e scontata direi, essendo questi luoghi chiusi dove per prossimità vi puo essere facile rischio di contagio interumano. In particolar modo all’inquinamento degli ambienti confinati.

Diamo subito allora la giusta definizione, tratta dalla letteratura tecnica:

“L’inquinamento degli ambienti confinati, rappresenta in termini di sanità pubblica un problema molto importante, con implicazioni socio economiche che possono essere anche rilevanti.”

Facciamo un passo indietro, spieghiamo un attimo l’oggetto dell’argomento, dando alcune definizioni.

Per “Inquinamento indoor” intenderemo la concentrazione di sostanze chimiche, fisiche e biologiche presenti negli spazi confinati.

Per “ambiente indoor” ci riferiremo  agli ambienti confinati di vita e di lavoro, come per esempio, abitazioni, scuole, ristoranti, uffici, bar, caserme, banche, cinema, negozi, strutture sportive ed anche mezzi di trasporto pubblici e/o privati.

Quindi discuteremo di Qualità dell’Aria Indoor (IAQ), dando alcuni numeri. Un ingegnere non può sottrarsi.

Partiamo subito da questa assunzione, la popolazione italiana trascorre circa il 60% del tempo in casa. Questo dato è stato rilevato nell’ambito dell’indagine relativa alla esposizione al Radon, condotta nel 1989-1994 su un campione di circa 5000 abitazioni di tutte le regioni italiane. Il tempo di lavoro medio all’interno di un “ambiente indoor” è di circa 8 ore al giorno.

Vedete che sulla base di questi numeri abbiamo discriminanti importanti che necessariamente dobbiamo considerare, tempo di permanenza, numero di persone e “inquinamento indoor”.

Ma quando abbiamo dato la definizione di “inquinamento indoor” si è detto “la concentrazione di sostanze chimiche, fisiche e biologiche”.

Per questioni di sintesi di trattazione, faremo riferimento all’inquinamento di interesse, cioè quello dovuto alle emissioni dell’uomo, e non tratteremo quelli originati per esempio da arredi, materiali da costruzione e altre attività umane.

Quindi facciamo riferimento ai contaminanti microbiologici, la cui fonte di inquinamento è l’essere umano, che attraverso il bioaerosol può essere vettore di batteri e virus, nel caso specifico del virus SARS COV-2.     

Pongo un’altra domanda, vi sono condizioni favorevoli negli ambienti confinati, date le premesse fatte?

Purtroppo si, gli ambienti confinati rappresentano per tipologia (scarso ricambio d’aria di rinnovo) e per specifiche condizioni di affollamento e durata della permanenza, un luogo ideale per la diffusione di qualsiasi malattia, che ha quale modalità di trasmissione, il vettore aria, attraverso il bioaerosol.

Cosa allora può essere messo in campo come strumento efficace per limitare all’interno degli ambienti confinati, la possibilità, di diffusione del contagio, quali sono le nostre armi a disposizione?

Distanziamento sociale e rinnovo dell’aria ambiente.

Come si nota dall’immagine la modalità di trasmissione del Virus all’interno di un ambiente confinato avviene per trasporto e permanenza del Virus nell’aria. Quando si parla, e si espira, noi emettiamo delle goccioline di acqua che al loro interno possono contenere delle cariche virali.

Queste goccioline, saranno soggette all’attrazione gravitazionale, che dipenderà dalla loro massa. Pertanto avremo che una parte, le grosse goccioline, cadranno relativamente subito a terra, questo ha portato a considerare ed indicare la distanza minima interpersonale di 1 metro. Un’altra quota di goccioline di dimensioni e massa più piccole evaporerà diventando nuclei che possono permanere ed essere trasportati in aria.

Da questa assunzione, è chiaro che le misure da adottare all’interno dei luoghi confinati devono essere necessariamente duplici, ossia il distanziamento sociale, che tiene conto delle goccioline di massa e dimensioni maggiori che cadono subito a terra, e di un efficace tasso di aria di rinnovo che si occupa di portare fuori dall’ambiente i nuclei più leggeri che vi possono permanere, provvedendo ad effettuare un lavaggio dell’aria indoor.

Per meglio qualificare quanto esposto introduciamo ulteriori elementi giustificativi tratti dalla letteratura tecnica.

Questo grafico mostra l’importanza dell’aria di rinnovo, rispetto alla presenza di cariche virali presenti all’interno di un luogo confinato. Come è possibile vedere per un ricambio pari a n=0,1 vol/h, che è il ricambio d’aria tipico dovuto alla sola ventilazione per infiltrazioni ed apertura limitata di finestre, al crescere della permanenza (ore) aumenta la carica virale nell’ambiente. Potrebbe rappresentare il caso tipico di un ufficio, di una scuola, di una abitazione, o anche di locali commerciali e artigianali privi di impianti di ventilazione meccanica controllata.

Cosa accade nel caso di aumento del tasso di rinnovo dell’aria ambiente, il grafico è molto chiaro, per un tasso di rinnovo pari a n=6 vol/h la carica virale elementare si mantiene nel tempo su valori molto molto bassi, provvedendo a garantire condizioni di salubrità ambientali idonee alla occupazione in sicurezza.

Determinante sarà senza dubbio anche la dimensione del locale e quindi il relativo tasso di affollamento.

Guardiamo in successione due casi possibili, rilevato da uno studio presente in Letteratura Tecnica.

Caso A un contagiato presente all’interno di un ambiente confinato per la durata complessiva di 8 ore.

Caso B contagiato presente all’interno di un supermercato per un periodo di tempo limitato.

CASO A

Come è evidente dal grafico, il tasso di ricambio d’aria apporta notevole beneficio relativamente al rischio di contagio, con maggiore incidenza in un ambiente piccolo.

CASO B

Valutiamo adesso il caso di un supermercato di volume pari a 1000 m3 nella situazione in cui la persona infettata rimane in ambiente per un periodo di tempo limitato.

Dal grafico si evince che al crescere del tasso ricambio d’aria il rischio di contagio per il personale interno diminuisce e quasi si azzera per esempio per chi entra dopo 30 minuti che il contagiato ha lasciato il locale. Persiste se pur basso per chi ci lavora dentro.

CONCLUSIONI

Vi è evidenza scientifica che per garantire condizioni di sicurezza negli ambienti confinati si devono garantire condizioni di qualità dell’aria indoor elevate, con tasso di ricambi d’aria efficaci.

Il distanziamento sociale negli ambienti confinati non è sufficiente ad evitare da solo il contagio.

Gli impianti di condizionamento, purtroppo presenti in molti locali commerciali, come gli SPLIT, che non effettuano nessun rinnovo d’aria, in assenza di ricambio d’aria in altre forme, rappresentano solo uno strumento per l’aumento, seppur limitato, del fattore di rischio di contagio, perchè in tal caso può avvenire che anche oltre la distanza di sicurezza si può venir in contatto con l’agente virale, a causa della movimentazione dei nuclei presenti in aria.

Nelle scuole è necessario oltre che trovare spazi più ampi, provvedere ad installare in ogni ambiente sistemi di ventilazione meccanica controllata in grado di assicurare valori di tasso di ricambio sufficienti, stessa cosa è valida per gli uffici, i locali commerciali, le palestre e tutti i luoghi chiusi in cui il tasso di contemporaneità e di permanenza di persone è elevato.  

Nei supermercati è giustamente necessario provvedere ad effettuare un contingentamento sugli ingressi.

Insomma le misure efficaci, per poter limitare al minimo negli ambienti confinati i contagi  ESISTONO. Devono essere messe in pratica con rapidità, efficacia, e soprattutto CONTROLLI!

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