SARS-COV-2 E AMBIENTE SCOLASTICO – RICAMBIO D’ARIA REGOLARE E SUFFICIENTE (C.T.S.) E D.M. 18-12-1975

MISURE PER RIDURRE LA DIFFUSIONE DEL CORONAVIRUS SARS-COV-2 ALL'INTERNO DELLE SCUOLE, EDIFICI SCOLASTICI DI OGNI ORDINE E GRADO, IN ADERENZA ALLE INDICAZIONI DEL C.T.S. COMITATO TECNICO SCIENTIFICO E DELLA NORMATIVA APPLICABILE. RICAMBIO D'ARIA E VENTILAZIONE, OLTRE ALLE MISURE DI DISTANZIAMENTO.

SARS-COV 2 e AMBIENTE SCOLASTICO cosa si deve fare per limitare l’esposizione al Virus?

La sfida intrapresa è di grossa portata. L’apertura delle scuole rientra tra le attività necessarie, ma deve essere contestualizzata in una situazione di emergenza sanitaria.

Questo comporta di tenere in considerazione nelle “normali” attività in presenza una serie di nuovi parametri che precedentemente non rientravano nel quotidiano delle attività scolastiche.

Gli ambienti scolastici indoor sono per propria natura luoghi tendenzialmente affollati, con scarso o assente ricambio d’aria e permanenza prolungata. Condizioni contemporanee che pongono le aule scolastiche come luoghi ad elevato rischio di diffusione di infezione trasmissibili per via aerea. La qualità dell’aria indoor in contesti al chiuso è elemento significativo per il contenimento e riduzione di trasmissione di qualsiasi malattia che predilige modalità di diffusione aerea. 

Nel Verbale del  Comitato Tecnico Scientifico n.82 alla pagina 16 dell’Allegato n.1 è riportato “I locali scolastici destinati alla didattica dovranno, inoltre, essere dotati di finestre per garantire un ricambio d’aria regolare e sufficiente, favorendo, in ogni caso possibile, l’aerazione naturale”

L’espressione regolare lascia poco spazio alle interpretazioni, non è assolutamente regolare, un ricambio d’aria effettuato per pochi minuti al cambio d’ora, oppure eseguito solo alla mattina prima dell’arrivo degli studenti, o all’uscita degli alunni dalla classe al termine delle lezioni. Relativamente alla quantificazione della sufficienza si è ancora più in difficoltà. Pertanto vi è necessità di qualificare in modo numerico quali devono essere le portate di ricambio d’aria che possano garantire un “ricambio d’aria regolare e sufficiente”  cui fare riferimento. In assenza di ulteriori determinazioni, la normativa a cui fare riferimento è il Decreto Ministeriale 18 dicembre 1975Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi compresi gli indici di funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica, da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica ” che riporta:

“5.3.12. Purezza dell’aria.
Dovrà essere assicurata l’introduzione delle seguenti portate d’aria esterna, mediante opportuni
sistemi:
i) Ambienti adibiti ad attività didattica collettiva o attività di gruppo.
Per scuole materne ed elementari coefficienti di ricambio 2,5.
Per scuole medie coefficiente di ricambio 3,5.
Per scuole secondarie di 2° grado coefficiente di ricambio 5.
ii) Altri ambienti di passaggio, uffici.

Coefficiente di ricambio 1,5.
iii) Servizi igienici, palestre, refettori.
Coefficiente di ricambio 2,5.

Coefficiente di ricambio
= 1/h –> Rapporto tra il volume di aria introdotto ogni ora
nell’ambiente e il volume dell’ambiente stesso.  Pertanto per esempio per le scuole secondarie di 2° grado è da intendersi un coefficiente di ricambio pari a 5 volumi / ora(h).

L’attuazione di tali misure, in assenza di impianti di ventilazione meccanica controllata, è logicamente da imputare ai lavoratori della scuola, Docenti e Personale ATA, sotto il controllo della applicazione da parte dei datori di lavoro, ossia i Dirigenti Scolastici, che ai sensi del Dlgs. 81/08 sono responsabili della salute e sicurezza dei propri Lavoratori.

Cosa allora bisogna fare.

1) Formare ed informare tutto il personale della scuola, studenti e famiglia sull’obbligo di assicurare condizioni di qualità dell’aria INDOOR conforme agli attuali dettami normativi;

2) Monitorare costantemente l’attuazione da parte del Datore di Lavoro, Dirigenti Scolastici, della osservanza della misura; 

3) Prevedere a cura dell’RSPP dell’istituto scolastico di redigere un calcolo per ogni aula che possa indicare tempi minimi di apertura delle superfici trasparenti ogni ora in modo da assicurare il ricambio d’aria minimo stabilito dal D.M. del 18 Dicembre 1975, da riportare con infografica in ogni ambiente scolastico;

4) Inserire all’interno di ogni ambiente scolastico un registro su cui riportare l’attuazione di tale misura ed eventualmente uno strumento di avviso che ricordi al personale l’apertura regolare delle finestre, con un suono all’apertura ed uno alla chiusura.

E’ d’uopo precisare che l’apertura delle finestre deve essere effettuata a prescindere dalle temperature esterne. E’ però da considerare che la differenza di temperatura tra ambiente esterno e ambiente interno influisce sulla velocità del ricambio d’aria, e quindi i relativi tempi di apertura possano variare in funzione della stagione.

Di seguito si riportano (1) e (2) modalità corrette di ricambio d’aria, con la (1) più lenta. La n.(3) modalità errata da non utilizzare assolutamente.

Il solo distanziamento fisico di 1 metro e l’igienizzazione delle mani, negli ambienti chiusi non sono purtroppo misure sufficienti ad evitare il contagio.

Al solo scopo di completezza espositiva, si riporta di seguito un approfondimento già trattato in un precedente articolo.

Distanziamento sociale e rinnovo dell’aria ambiente.

Come si nota dall’immagine la modalità di trasmissione del Virus all’interno di un ambiente confinato avviene per trasporto e permanenza del Virus nell’aria. Quando si parla, e si espira, noi emettiamo delle goccioline di acqua che al loro interno possono contenere delle cariche virali.

Queste goccioline, saranno soggette all’attrazione gravitazionale, che dipenderà dalla loro massa. Pertanto avremo che una parte, le grosse goccioline, cadranno relativamente subito a terra, questo ha portato a considerare ed indicare la distanza minima interpersonale di 1 metro. Un’altra quota di goccioline di dimensioni e massa più piccole evaporerà diventando nuclei che possono permanere ed essere trasportati in aria.

Da questa assunzione, è chiaro che le misure da adottare all’interno dei luoghi confinati devono essere necessariamente duplici, ossia il distanziamento sociale, che tiene conto delle goccioline di massa e dimensioni maggiori che cadono subito a terra, e di un efficace tasso di aria di rinnovo che si occupa di portare fuori dall’ambiente i nuclei più leggeri che vi possono permanere, provvedendo ad effettuare un lavaggio dell’aria indoor.

Per meglio qualificare quanto esposto introduciamo ulteriori elementi giustificativi tratti dalla letteratura tecnica.

Questo grafico mostra l’importanza dell’aria di rinnovo, rispetto alla presenza di cariche virali presenti all’interno di un luogo confinato. Come è possibile vedere per un ricambio pari a n=0,1 vol/h, che è il ricambio d’aria tipico dovuto alla sola ventilazione per infiltrazioni ed apertura limitata di finestre, al crescere della permanenza (ore) aumenta la carica virale nell’ambiente. Potrebbe rappresentare il caso tipico di un ufficio, di una scuola, di una abitazione, o anche di locali commerciali e artigianali privi di impianti di ventilazione meccanica controllata.

Cosa accade nel caso di aumento del tasso di rinnovo dell’aria ambiente, il grafico è molto chiaro, per un tasso di rinnovo pari a n=6 vol/h la carica virale elementare si mantiene nel tempo su valori molto molto bassi, provvedendo a garantire condizioni di salubrità ambientali idonee alla occupazione in sicurezza.

Determinante sarà senza dubbio anche la dimensione del locale e quindi il relativo tasso di affollamento.

Guardiamo in successione due casi possibili, rilevato da uno studio presente in Letteratura Tecnica.

Caso A un contagiato presente all’interno di un ambiente confinato per la durata complessiva di 8 ore.

Caso B contagiato presente all’interno di un supermercato per un periodo di tempo limitato.

CASO A

Come è evidente dal grafico, il tasso di ricambio d’aria apporta notevole beneficio relativamente al rischio di contagio, con maggiore incidenza in un ambiente piccolo.

CASO B

Valutiamo adesso il caso di un supermercato di volume pari a 1000 m3 nella situazione in cui la persona infettata rimane in ambiente per un periodo di tempo limitato.

Dal grafico si evince che al crescere del tasso ricambio d’aria il rischio di contagio per il personale interno diminuisce e quasi si azzera per esempio per chi entra dopo 30 minuti che il contagiato ha lasciato il locale. Persiste se pur basso per chi ci lavora dentro.

 

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